... perché non rispecchia le potenzialità di una rosa che
comunque annovera diversi giocatori di qualità.
In attesa di conoscere personalmente Aldo Papagni che da ieri
sera è il nuovo allenatore del Sorrento rileggiamo la unga intervista rilasciata dal
tecnico pugliese a TMW agli inizi di dicembre 2012 nel corso della quale ebbe ad
esprimere un breve giudizio su quella che sarebbe diventata la sua futura squadra
Da Trapani a Benevento, passando per Melfi e Cavese. E poi
tanta Puglia, la Regione che gli ha dato i natali: Bisceglie, Fasano, Barletta,
Taranto, Tricase e Andria. Difficile trovare un allenatore made in Sud come Aldo
Papagni, considerate altresì le brevi parentesi col Sora nel 1999 e con
l'Aquila lo scorso anno. Ma c'è una curiosità che arricchisce il suo curriculum
già prestigioso: la doppia vittoria ottenuta col Fasano nel 2001/02 ai danni
dell'Acireale di Walter Mazzarri. Un cioccolatino per gli amanti delle
statistiche che raccontano l'avventura del 56enne tecnico barese, in attesa
adesso di rituffarsi nella mischia dopo il bimestre bianco vissuto in terra
aquilana. "In realtà qualche
contatto con club di Prima e Seconda Divisione c'è stato - ammette Papagni -.
Ma alcune di queste proposte non mi hanno convinto. Io credo che dicembre e
gennaio, a cavallo tra la fine del girone d'andata e l'inizio del ritorno,
siano i mesi caldi di un campionato. Quelli in cui alcune società cambiano
programmi tecnici. Vedremo".
Con l'Aquila avete mancato i play-off per un soffio
"Lì abbiamo
vissuto un mese davvero sfortunato. Siamo stati penalizzati da infortuni a
catena, altrimenti la squadra avrebbe potuto dire la propria. Già il girone
d'andata era stato condotto al di sopra della media. Poi certe defezioni hanno
rallentato il nostro cammino".
Lei in carriera non ha mai fatto di un modulo di gioco un
dogma
"Vero. Ad Andria
ho utilizzato il 4-3-3 come il 4-3-1-2. A Fasano ho giocato con la difesa a tre
e i tre attaccanti in linea mentre a Taranto mi sono servito del 4-2-3-1:
abbiamo vinto il campionato di C2 per poi sfiorare la B l'anno successivo. Io
ritengo che i giocatori vadano sfruttati in base alle loro caratteristiche.
Piuttosto bisogna inculcare in loro una certa idea di gioco. Per essere chiaro:
a me piace che le mie squadre impostino il gioco dalle retrovie, che sviluppino
certe trame palla a terra, che facciano movimento in maniera corale e provino
ad imporre la loro supremazia. È una questione di mentalità".
Un piccolo miracolo lei lo fece anche a Cava, salvando una
squadra il cui campionato sembrava compromesso
"Fu decisivo il
girone di ritorno. La situazione non era facile, tanto è vero che la società si
era già separata in corsa da altri due tecnici. Riuscii comunque a portare la
squadra dalla zona retrocessione ad una salvezza tranquilla, raggiunta
addirittura con tre giornate di anticipo. I valori tecnici in ogni caso non
mancavano: io potevo disporre di De Giorgio e Tarantino come esterni ed uno tra
Giampaolo, Aquino e Sorrentino come punta centrale. Di quell'annata, però, mi è
rimasto un piccolo rammarico: la partita ripetuta a Sassuolo. Venivamo da due
belle vittorie con Verona e Pro Patria. Quindi andammo a Sassuolo e la gara fu
sospesa per nebbia all'inizio del secondo tempo con noi in vantaggio proprio
grazie a Sorrentino. Nel recupero perdemmo 1-0 a pochi minuti dalla fine. Una
beffa che non si dimentica facilmente".
A quali piazze si sente maggiormente legato?
"Io ho un
bellissimo ricordo di Andria e Taranto. Ad Andria ho allenato quattro anni, due
con la vecchia Fidelis e due con la nuova società. Con 125 presenze, sono
l'allenatore con più panchine tra i professionisti alla guida dell'Andria. Poi
c'è il ricordo immortale dei play-out disputati nel 2010 in C2 contro il
Giulianova: dopo l'1-1 dell'andata, vincemmo in casa 1-0 grazie a Sy e ci
garantimmo la permanenza. A Taranto per poco non ci scappò la doppia
promozione, dopo il salto dalla C2. E pensare che in C1, l'anno successivo, la
mia squadra era composta da molti giocatori che non conoscevano la categoria. Sarebbe
stato un capolavoro".
E il suo più grande cruccio?
"Quando non ho
potuto completare il mio lavoro a Benevento. Quella rosa era molto forte, basti
solo pensare che 7/11 della mia squadra avrebbero vinto in futuro diversi
campionati. Quell'anno il Direttore Francesco Maglione costruì un mosaico
ottimamente assemblato. Insomma, avrei potuto raggiungere gli obiettivi
prefissati, ma non fu possibile".
E della normativa sul minutaggio in Lega Pro che idea si è
fatta?
"Non sono
contrario. Sia chiaro, i giovani quando sono davvero forti emergono in ogni
caso. Ma la verità sta nel mezzo. Bisogna consentire ai nostri under di
maturare con calma, di crescere senza pressioni. Per farlo, bisogna dar loro
una chance. Purtroppo non si ha più la capacità di attendere ed il fattore
tempo ha assunto un significato irrilevante, da non tenere in
considerazione".
Lei segue con una
certa attenzione il girone B della Prima Divisione. Come giudica i valori di
questo torneo?
"E' un raggruppamento
molto equilibrato. Un livellamento così marcato non si vedeva dall'annata in
cui la spuntò il Portogruaro. E' difficile battere chiunque. Una delusa può
essere considerata il Perugia, perchè ha fatto determinati investimenti ed è
stata costretta al cambio tecnico. Immaginavo un campionato diverso anche da
parte di Benevento e Catanzaro. Lo stesso Sorrento non merita la classifica che
ha, perchè non rispecchia le potenzialità di una rosa che comunque annovera
diversi giocatori di qualità. Però tutto è possibile in un campionato così
bello come questo, ed i punti a disposizione sono ancora tanti. Perciò ritengo
che Benevento e Perugia siano comunque in corsa. L'Avellino è una squadra molto
forte ed anche la Nocerina resta una seria candidata alla vittoria finale.
Anche la Paganese potrebbe inserirsi nel discorso".
A proposito di Sorrento: lei fu molto vicino alla panchina
rossonera alcuni anni fa
"Sì. Accadde dopo
la separazione con Provenza. Ci fu qualche colloquio ma non trovammo
l'accordo".
Qualche giovane a suo parere degno di attenzione?
"Intanto D'Errico
dell'Andria. E' un ragazzo molto rapido e tecnicamente forte. Poi Politano del
Perugia, un mancino che, giocando a destra, può sfruttare meglio le conclusioni
a rete. Mi piacciono molto anche Falco e Chiricò del Lecce e darei un occhio
particolare a Calvarese della Paganese, un esterno destro basso che, a mio
avviso, ha ampi margini di miglioramento".
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