È morto Romeo Venturelli

giovedì 7 aprile 2011 Lascia un commento

Vinse la cronometro di Sorrento nel Giro del ‘60


Il 2 aprile scorso, all’età di 73 anni, si è spento Romeo Venturelli. Grande promessa del ciclismo italiano di fine anni '50, quando febbrilmente si cercava un erede di Fausto Coppi e si pensò di averlo trovato in lui, modenese di Sassostorno, passato al professionismo nel 1960 dopo una sfolgorante trafila tra i dilettanti.
Grande cronoman, nell’anno dell’esordio tra professionisti vinse cinque corse di cui tre contro il tempo. Il primo successo lo ottenne nella seconda semitappa della sesta tappa della Parigi-Nizza la Vergèze - Nimes a cronometro. Successivamente vinse la Viareggio - Reggio Emilia (seconda tappa della Genova-Roma) e la Nyon - Montana  (prima tappa del Tour de Romandie).
Poi comincia il Giro, quello del 1960, il primo, dopo la guerra, senza Fausto Coppi.  Prima tappa: Roma-Napoli, 212 chilometri, volata, Dino Bruni, ferrarese, su Arrigo Padovan, veneto. E Bruni in maglia rosa. Il giorno dopo c’è la Sorrento-Sorrento, 25 chilometri, a cronometro. Quella di Sorrento è una crono strana, particolare: su e giù dal  Picco Sant’Angelo, 13 chilometri di salita, e 12  di discesa. Romeo  Venturelli parte davanti a Nino Defilippis. "Ti prendo", lo minaccia  Defilippis.  Sarà anche per quella provocazione, però Venturelli vola. A metà  salita Meo accusa 15 secondi di ritardo da Anquetil. In cima, a quota 465 metri, i secondi diventano 36. Anquetil, già al traguardo, viene  chiamato sul podio. Danno per scontata la sua vittoria, il suo trionfo.  Gli consegnano la maglia rosa. Le miss lo baciano. Ma la storia è un’altra, e si fa in discesa. Meo si getta, si lancia, sfiora, rischia.  E vince. Lo speaker, Proserpio, declama: "Venturelli miglior tempo". Sei secondi meno di Anquetil, 54 meno di Carlesi. Media: 38,427  all'ora. La maglia rosa è sua. Bartali si fa largo, cattura Meo, lo trascina sulla scaletta che porta al palco, e alla gloria.
Il giorno successivo, nella Sorrento - Campobasso vinta dallo spagnolo Miguel Poblet, il francese promosse una fuga e gliela strappò.
In quella stessa stagione Venturelli vinse anche il Trofeo Baracchi a cronometro in coppia con Diego Ronchini. Poi si perse, e nel successivo decennio da pro' riuscì a vincere solo il Giro del Piemonte del '65.
Il grande Bruno Raschi così scrisse: "Venturelli era un campione naturale che, in potenza, per virtù innate, sarebbe stato capace di qualsiasi impresa. Ma in bicicletta, ahimé, mentiva per la gola. In quel Giro d’Italia, veloce allegoria del suo destino, Romeo Venturelli nacque, visse e sparì nel giro di pochi giorni. Anquetil ebbe il tempo di conoscerlo e di spaventarsene. Il gusto di batterlo non lo provò nemmeno, perché Venturelli s’incenerì da solo".

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